Quanto possono essere pericolose le fake news? Nicholas Meyer lo racconta nel suo ultimo romanzo, un apocrifo che fa rivivere le avventure di Sherlock Holmes (ancora una volta), fra viaggi mirabolanti a bordo dell’Orient Express e storia nel Novecento.
Nel 1921 il giornalista Philip Graves riuscì ad ottenere la prima pagina del New York Times. Il suo articolo svelava che i famigerati “Protocolli degli anziani di Sion” erano solamente un falso storico architettato ad arte per fomentare l’odio contro gli ebrei. All’origine di quel testo vi fu la polizia segreta zarista, l’Ochrana, e un testo satirico del Settecento intitolato “Dialogo agli inferi fra Macchiavelli e Montesquieu” di Maurice Joly.
Ben 24 capitoli nei quali venivano riportati inesistenti complotti segreti del popolo ebraico affinché il mondo cadesse nelle loro mani. Oggi i “Protocolli” li chiameremmo “fake news” e i danni che generarono furono incalcolabili se pensiamo che, pur essendo stati svelati come falsi, vennero citati nel Mein Kampf di Adolf Hitler e che il sistema dello “spettro” del complotto ebraico è stato nuovamente rispolverato nel 2018 da Vladimir Putin in un’intervista alla NBC sul tema delle possibili interferenze nelle elezioni presidenziali americane del 2016.
Le persone credono a quello che vogliono credere – Credono a quello a cui hanno bisogno di credere e nessun fatto li convincerà del contrario. Non accetteranno i fatti, bensì ne produrranno di nuovi e alternativi. Sherlock è stato ingenuo a credere che potesse non essere così, lo siamo stati tutti.
Mycroft Holmes
Il romanzo di Meyer, scrittore, sceneggiatore e autore di altri tre bellissimi romanzi dedicati alle gesta del detective di Baker Street, intreccia la vicenda storica dei Protocolli con quella delle indagini di Holmes convocato dal fratello Mycroft per indagare sulla morte di un’agente inglese trovata priva di vita sulle sponde del Tamigi e con addosso uno stralcio dei Protocolli.
Un’indagine che sembra risvegliare l’interesse di Holmes che ritroviamo nel 1905 nel giorno del suo cinquantesimo compleanno, sull’orlo di una delle sue consuete crisi di apatia e indifferenza verso il mondo e con l’intenzione di volersi definitivamente ritirare dalle scene. Ma non è ancora il momento, anzi.
Perché l’agente al soldo della Regina è stata uccisa e perché quel documento non le è stato sottratto? Perché è scritto in francese e a che complotto fa riferimento?
Ci sarà sempre una battaglia fra la luce e l’oscurità, fra la scienza e la superstizione, fra la cultura e l’ignoranza. L’ignoranza è facile, non richiede studio.
Mycroft Holmes
La fede cieca è la prima nemica del pensiero.
Holmes intuisce da subito che il testo, in francese, è un falso ma ne comprende anche immediatamente il pericolosissimo potenziale. Insieme a Watson da il via alle indagini che lo porteranno fino in Russia, guardato a vista dalla polizia segreta dello Zar, alla scoperta di una trama che lo cambierà profondamente, portandolo ad utilizzare anche sistemi al limite della moralità, accompagnato da Watson e scortato dallo sguardo duro e intelligente di un’interprete di lingua russa dalla bellezza straordinaria che offrirà molti spunti di riflessione ai due amici.
Questo romanzo di Meyer non delude affatto le aspettative di chi ne ha gustato gli apocrifi precedenti, nonostante la prima parte del libro sia un po’ lenta; la storia decolla definitivamente nella seconda parte con le descrizioni dei favolosi viaggi in treno (anche a bordo dell’Orient Express) di Holmes e Watson, gli inseguimenti, gli interrogatori e lo scontro con le nemesi di turno.
L’aspetto più interessante e sorprendente del nuovo libro di Meyer è l’intreccio di ben quattro piani di lettura mirabilmente integrati fra loro: il piano narrativo della finzione legata al personaggio letterario di Holmes, il piano storico della vicenda complessa ed intricata della nascita e della diffusione dei Protocolli, il tema delle notizie false e dei danni che la loro circolazione ha creato in passato e crea ancora oggi ed, infine, la critica non troppo velata alle politiche americane contemporanee sul tema degli “stranieri”.
Questa è la chiave per la sopravvivenza umana: dobbiamo mescolarci o moriremo, l’America ha avuto la giusta intuizione, un melting pot di nazionalità.
Israel Zangwill
Meyer ha scritto un ottimo libro che non è solo un modo per trovare di nuovo in azione il miglior personaggio della storia del giallo mondiale, bensì anche uno spunto di profonda riflessione sul tema dell’informazione e della nostra consapevolezza davanti ai “protocolli” che da sempre – e per sempre – troveremo a sbarrarci la strada verso la comprensione della complessità del mondo che ci circonda.
Nicholas Meyer
The adventure of the peculiar protocols
Minotaur Books
25,99 $
(Solo in inglese)