Un testo poco conosciuto che ci porta nella biblioteca di Doyle alla scoperta dei suoi autori preferiti e del suo amore infinito per la lettura.
“Passa attraverso la porta magica con me e siediti là sul divano verde, da dove si vede la vecchia libreria in rovere con le sue file disordinate di tomi…e di cosa può parlare con più piacere un uomo se non di tutto ciò?”. Già da queste parole vi sarà chiaro che questo libro di Doyle, davvero poco conosciuto, è una perla assoluta.
Ancora una volta devo la scoperta di questa traduzione italiana – l’unica – alla serendipità che si crea nelle mie peregrinazioni fra i libri usati. Non conoscevo questo libro di Arthur Conan Doyle e sono davvero grata di averlo letto perché è prezioso per tanti motivi e può essere assaporato in molti modi diversi.
Che cos’è “la porta magica”?
“Oltre la porta magica” viene pubblicato per la prima volta come unico volume nel 1907 in un’edizione bellissima dalla fulgente copertina rossa. In realtà i saggi che lo compongono erano stati precedentemente pubblicati a puntate su un magazine mensile britannico, il “Cassel’s magazine“, un periodico che tentava di fare le scarpe al più famoso “Strand Magazine” ma con scarso successo.
Le sue pubblicazioni durarono dal 1897 fino al 1912, ma fra le sue pagine ospitò nomi davvero importanti come Wilkie Collins, Robert Louis Stevenson, Le Fanu, Kipling e… Doyle.
“Oltre la porta magica” è una chiacchierata che Doyle scrive in prima persona con lo scopo unico di raccontare la sua passione per la lettura, per i libri e per quello che significano, non solo per lui personalmente ma anche, a suo avviso, per tutti gli esseri umani.
Doyle lo fa attraverso degli articoli collegati fra loro in cui scorre in modo metaforico la sua libreria indicando i suoi autori del cuore e riflettendo su tanti temi generali legati al mondo della letteratura.
Ne emerge un Doyle interessante, leggero, acuto, brillante e con una passione quasi tangibile per la lettura. I suoi “eroi” letterari sono tanti e si scoprirà che i suoi interessi principali da lettore furono i romanzi e i saggi storici, i romanzi d’avventura e… Edgar Allan Poe. Altro punto che ci racconta molto di Doyle è che non si cita mai coma autore, né fa menzione delle sue creature letterarie.
Che cos’era la lettura per Arthur Conan Doyle
Doyle, all’epoca della pubblicazione di questo libro già autore di Sherlock Holmes, spiega che ogni stato d’animo umano può trovare spazio, sfogo e riparo in uno o più libri: “Una volta che ha oltrepassato la porta magica, un lettore può convocare i grandi del mondo perché condividano i suoi sentimenti. Se è meditabondo, ecco i re del pensiero. Se è sognante, ecco i maestri della fantasia […]”. La letteratura per Doyle è evasione, consolazione ma, ancora di più, progresso e stimolo intellettuale e morale.
In un passaggio bellissimo del libro Doyle si augura che nelle città possano essere esposte alla vista le frasi e le massime dei romanzi degli autori di più fine ingegno: “Questa è una delle cose – scrive – che la società umana non ha ancora capito: il valore di un testo nobile e incoraggiante. Quando l’avrà capito, ritroveremo questi testi incisi dappertutto in luoghi adatti; allora il nostro avanzare per le strade sarà illuminato e nobilitato da una serie continua di bellissimi impulsi mentali e immagini […]”.
L’amore per la letteratura secondo Doyle, infatti, “è uno dei doni più belli degli dèi”.
Gli autori preferiti ma anche la critica
“Oltre la porta magica” è un libro che va setacciato: non è semplice perché parla di molti autori e compie digressioni spesso lunghe e – a volte – un po’ noiose se gli autori non ci sono noti, ma quello che rimane è talmente prezioso che vale la pena smuovere il testo.
Doyle racconta del suo amore per il saggista storico Thomas Macauley, per Sir Walter Scott e le sue vicende epiche e cavalleresche (un libro su tutti, Ivanhoe). Ecco spuntare anche Edgar Allan Poe, per Doyle il miglior autore di racconti del mondo e dal quale nessuno che scriva storie gialle potrà prescindere per creare figure di detective (l’ennesima conferma del suo debito nei confronti del Dupin di Poe per il suo Holmes).
Doyle che ebbe sempre un rapporto tormentato con i critici letterari, da anche consigli ai giovani scrittori, sempre con una nota di ironia: poco bisogna curarsi delle loro indicazioni, l’importante è sempre e solo fare del proprio meglio.
Davvero molte altre sono le riflessioni e gli spunti sulla lettura, la letteratura e il suo mondo che Doyle offre fra le pagine di questo libro, ma quello che vi consiglio è di provare a recuperarlo. In italiano non ci sono grandi disponibilità ma se mettete qualche alert su Libraccio, una copia prima poi arriverà. Altrimenti potete leggerlo in lingua originale, gratis, qui, o ascoltarlo in audiolibro, sempre in lingua originale, su YouTube.
Consigliato: sì
Adatto agli sherlockiani: senza dubbio
Da leggere più volte: certamente, segnandosi i passaggi più importanti