
Un apocrifo poco conosciuto, breve e godibile, che vede Watson alle prese con il tentativo di risolvere un caso che Holmes affrontò da adolescente e, apparentemente, senza nessuna possibile spiegazione.
Se siete qui è molto probabile che sappiate che cos’è un apocrifo ma se così non fosse è una bella cosa perché mi date l’opportunità di parlarne. Quindi, iniziamo dall’inizio. Un romanzo o un racconto apocrifi sono opere scritte dopo la morte di Arthur Conan Doyle e che ne imitano in tutto e per tutto lo stile e il linguaggio con lo scopo di creare nuove gesta di Sherlock Holmes e del suo biografo del cuore, il dottor John Watson.
Dei “falsi” voi direte. Per alcuni è così. C’è una lista lunga di holmesiani che non ama affatto questo genere e le migliaia di risultati che ha prodotto nel corso del tempo. E poi ci sono quelli che li amano o che, semplicemente, li leggono, alla ricerca di opere ben scritte che possano far rivivere il loro personaggio del cuore. Va detta una cosa: il mondo degli apocrifi è immenso, quasi una galassia. Se la base di partenza è quella della definizione che vi suggerivo poche righe fa, la realtà è che nel corso del tempo sotto quel cappello è finito un po’ di tutto: da chi ha fatto sposare Sherlock Holmes trasformandolo in un marito eccellente, a chi ha messo ad indagare la signora Hudson (vera mente geniale del trio), arrivando a chi ha raccontato il detective battersi con vampiri, mostri e persino con gli alieni.
Approfondiremo il tema degli apocrifi, promesso (segui la Stanza di Sherlock anche su Instagram ) ma ora vi racconto qualcosa di questo romanzo breve di Allen Sharp, “Le orme del diavolo”, pubblicato nel 1992 dalla casa editrice Mursia in una piccola collana – Sulle orme di Sherlock Holmes – che raccoglie altri 5 titoli sempre di Allen e che sono:
- Il poliziotto misterioso
- Il quadro scomparso
- L’ereditiera impazzita
- Il canarino silenzioso
- La maledizione dei Buchanan
Di Allen Sharp non ci sono informazioni biografiche, tanto che è facile pensare che dietro ci sia un ghost writer o un autore italiano che si sia cimentato in questo esercizio di stile. Ma magari sono solo ipotesi mia e Sharp è solo uno bravo a farsi gli affaracci propri.

La trama
Siamo davanti ad un apocrifo classico che utilizza uno dei ganci narrativi più comuni per questo genere: il ritrovamento di diari di Watson non ancora divulgati al mondo su esplicita richiesta dello stesso Holmes.
In questo caso il romanzo (breve, sono poco più di 80 pagine tanto che potremmo considerarlo un racconto lungo) parte dalla voglia di Holmes di mettere alla prova Watson su un vecchio caso, quello delle Orme del Diavolo appunto, che si dipana fra il 1855 e qualche anno dopo, quando Holmes quindicenne frequenta il Winchester College.
Con una certa periodicità delle strane orme nella neve a forma di ferro di cavallo appaiono senza un inizio né una fine: sono in fila e distanziate perfettamente fra loro in verticale da 22 centimetri, senza eccezioni. Ma da dove arrivano e perché saltano i muri e come fanno ad essere arrivate persino sui tetti?
Durante il racconto, Watson e Holmes dibattono sul caso, e il detective lascia all’amico una serie di documenti da studiare (gli stessi che lui, allora quindicenne, aveva avuto a disposizione per risolvere il caso).
Pagine di appunti e disegni appaiono nel libro di Sharp che segue i ragionamenti di Watson fino al bellissimo finale, semplice ma geniale.

Ma com’è questo libro, quindi?
“Le orme del diavolo” è un apocrifo classico, ben tradotto e molto fedele allo stile di Doyle e alle “regole” di questo genere. Nessuna sbavatura, nessun colpo di testa: puro giallo classico abduttivo alla Holmes senza omicidio. Le atmosfere sono invernali, con una Londra che fa da cornice, imbiancata da un leggero nevischio.
Si tratta di un piccolo puzzle mentale che segue la classica regola di Van Dine sui gialli: “Il lettore deve avere pari opportunità del detective per risolvere il mistero”. Avrete, mano a mano insieme a Watson, tutte le informazioni che vi servono.
Io, che non amo affatto cercare di risolvere i gialli prima del finale ma che li leggo per il gusto di farmi guidare dall’autore, ho avuto in ogni caso la tentazione irresistibile di voler districare il caso delle orme misteriose.
Se lo individuate online usato, in qualche bookcrossing o in biblioteca, ne vale pena: in due ore lo leggete.