L’autore francese che ha venduto ‘fantastilioni’ di copie con le sue avventure egizie di Ramses II e famiglia è anche un buon giallista e con il suo ispettore Higgins ci riporta al giallo classico che più classico non si può, ma sotto mentite spoglie.
Lo ammetto, non ne sapevo niente. Che il Christian Jacq dei “romanzoni” colorati dal formato ciclopico dedicati alle vicende di Ramses, avesse anche scritto dei gialli di stampo classico, lo ignoravo a bella posta. A mia discolpa c’è il fatto che l’autore ha usato sempre uno pseudonimo: J.B Livingstone. È stata una scoperta interessante ed è stato un ottimo incontro anche quello con l’ex ispettore capo di Scotland Yard Higgins, personaggio principale dei 44 romanzi – non tutti tradotti in italiano – che compongono, al momento, la saga con l’investigatore inglese che odia il tè.
Due parole su Jacq
Questo è uno di quegli uomini (nell’accezione di “essere umano”) sui quali la prima domanda che mi pongo è: “Come diavolo fa?”. Jacq ha spiegato in numerose interviste di aver iniziato ad amare la scrittura da subito, tanto che già a 13 anni aveva capito che quella sarebbe stata la sua strada. Il fatto è che a 18 aveva già scritto 5 libri e il libretto di un’opera musicale. A 17 era già sposato (ed è ancora con la stessa donna, per dire), si è specializzato in egittologia alla Sorbona di Parigi, ha viaggiato in tutto il mondo ed ha iniziato ad avere un successo strepitoso intorno ai 40 anni con il libro “Champollion the Egyptian” che in Italia non è mai stato tradotto. Facendo un rapido conteggio, ora che ha 73 anni, Jacq ha all’attivo circa 120 libri fra romanzi e saggi. E i libri continuano ad uscire. Torno a ribadire: come diavolo fa?
Leggendo un’altra intervista ho trovato la risposta: “Lavoro tra le dieci e le dodici ore al giorno. Scrivo lentamente ma sempre. La vita da scrittore non è sempre divertente per le mogli, devo ammetterlo. E faccio tutto a mano, prima scrivendo, poi con tutte le mie correzioni. Poi faccio battere a macchina il libro. Poi lo rileggo, non più come autore ma come lettore, e faccio delle correzioni. Arriva l’editore e poi si arriva al “prodotto finale”. Tra virgolette, perché per me un libro è come un’opera d’arte”. Ah, ecco.
I gialli di Christian Jacq – LE TRAME
Fra i primi libri che lo scrittore francese – ormai naturalizzato svizzero – mise in cantiere, ci furono proprio le avventure dell’ex ispettore capo di Scotland Yard, Higgins, che è una sorta di crasi fra Sherlock Holmes e Herclule Poirot. Nel 2017 è sempre Jacq in un video a spiegare la genesi del suo personaggio: “È il mio migliore amico, ce l’ho da trent’anni, ci conosciamo bene. L’idea mi è venuta in giovane età dopo aver letto Sherlock Holmes e Hercule Poirot: cercavo un personaggio che mescolasse i due, così l’ho inventato, facendone un investigatore che lavora alla vecchia maniera. Vedo che continua ad avere successo. Ne pubblico quattro all’anno e ne ho una cinquantina nei miei cassetti. Sono ben lontano dalla fine!”. La notizia è rincuorante, ma anche devastante perché continuo a chiedermi “come accidenti fai, Christian”. Ma proseguiamo.
I libri narrano i casi risolti da Higgins, uomo all’antica di stampo inglese fino al midollo, che indaga con il suo taccuino nero e la sua matita (rigorosamente con la punta morbida) utilizzando un sistema che fonde il metodo scientifico ed abduttivo di Holmes con le indagini psicologiche di Poirot. La sua spalla, o meglio colui che non sa mai cavarsela da solo è il sovrintendente Scott Marlow, uomo dai saldi valori britannici che fa lo scienziato forense ma il cui acume (quasi assente a dir la verità), non riesce mai ad avere la meglio sui casi più complicati. Ecco perché la cara e vecchia Scotland Yard richiama periodicamente Higgins dal suo agognato pensionamento campagnolo, fra roseti e studio delle antichità. Baffi brizzolati e corpo non proprio slanciato, l’ex capo di polizia giunge in aiuto a Marlow quando questi annaspa senza grandi speranze.
Delitto al British Museum e L’assassino della torre di Londra
Mentre Jacq continua a sfornare idee per la serie dei suoi romanzi gialli (l’ultima edita in Italia è del 2017 da Tea Libri ma è solo una riedizione di “La maledizione di Tutankhamon“, mentre in Francia lo scorso settembre è uscito “Que le Diable l’emporte!”), diamo un’occhiata a due gialli con protagonista proprio Higgins e proposti insieme nello stesso bellissimo volume pubblicato nel 1987 dal Club degli Editori: “Delitto al British Museum” e “L’assassino della Torre di Londra“. Vediamone brevemente le trame.
Delitto al British Museum – Si tratta del primo romanzo con protagonista Higgins, quindi imperdibile se si vuole “iniziare dall’inizio”. La moglie giovane e bella di un famoso egittologo – attempato ma dal famoso “fascino brizzolato” – viene trovata morta nell’ufficio del marito, uccisa con un colpo di pistola. Sul suo corpo è riversa una mummia antichissima, rubata settimane prima dal Museo. A dare l’allarme è il figliastro della donna, scapestrato e motociclista ribelle praticamente suo coetaneo. La stanza nella quale la donna è stata uccisa è, però, chiusa a chiave dall’interno. Nessuno, tranne il cadavere e la mummia si trovano lì. Il sovrintendente di Scotland Yard Marlow non si raccapezza e data la stazza sociale del marito della vittima, decide di chiedere aiuto all’ex ispettore capo Higgins, onde evitare pessime figure. La soluzione del mistero sarà tutt’altro che facile.
L’assassino della Torre di Londra – Durante l’insediamento del nuovo governatore della Torre, la moglie di quest’ultimo – è sempre una donna a fare una pessima fine, lo noto ora mentre scrivo… – viene trovata decapitata. La sua testa viene mostrata con una macabra messinscena da uno dei guardiani della torre conosciuto da tutti come “lo spettro”. Marlow, emozionato come un bimbo durante la cerimonia di insediamento, si ritrova perciò nel bel mezzo di quello che potrebbe essere il più grande scandalo da secoli per la Corona. È la stessa famiglia reale a contattare Higgins per indagare sull’omicidio. L’investigatore giunge in una Londra tempestata da pioggia battente, nebbia perenne e grigiore fosco. I sospettati sono tanti, i personaggi e le storie che si intrecciano nei meandri della Torre si infittiscono ad ogni passo ed Higgins sembra davvero non riuscire a trovare una via d’uscita. Ma “sembra” è la parola d’obbligo.
Ma Com’è il romanzo, quindi?
Entrambe le storie sono ben scritte, la trama regge, la narrazione scorre (quasi sempre) e le ambientazioni sono imprescindibili e raccontate alla perfezione – e un francese che racconta Londra così bene merita molta stima. Il primo romanzo soffre dell’essere un’opera prima ed è un po’ più lento, a volte fa giri che potrebbero essere evitati per giungere al punto. L’influenza di Agatha Christie è evidente come un naso sulla faccia per la presentazione dei personaggi e la borghesia che si rigira su se stessa (anche se qui siamo in pieni anni Ottanta del Novecento). In questa storia Higgins è molto Poirot e poco Sherlock. Voto 6,5/10
Il secondo romanzo, che è il terzo in ordine cronologico, è invece molto più bello. La storia si svolge interamente all’interno del complesso della Torre di Londra e l’ambientazione è descritta alla perfezione. Essa stessa è protagonista indiscussa della storia. Ottimi i personaggi, perfetto Higgins che è insieme ragionatore finissimo, psicologo alla Hercule ma anche uomo saggio, a tratti paterno e filosofico. Il mistero è molto complesso e Jacq non da tutti gli elementi per poterlo risolvere da soli, ma se, come me, solitamente non ci provate nemmeno e vi lasciate condurre per mano dall’autore, questo punto è indifferente. Voto 8/10
L’unica parte un po’ pesante di entrambe le storie è il finale strutturato alla “interrogatorio di gruppo” come nei classici Ellery Queen (quindi, insieme a Sherlock e alla Christie, ci sono anche i due cugini fra gli ispiratori di Jacq). Il passaggio in rassegna di ogni singolo personaggio con il thrilling del “è lui, no, sì, no, non è lui” davanti a tutti è spesso molto lungo e a tratti sfiancante.
Nel complesso i due romanzi tengono grande compagnia, Higgins è un buon personaggio anche se decisamente non originale, ma i rompicapo sui quali si basano le storia non sono affatto male. Punto altissimo in entrambe le storie sono le descrizioni degli ambienti, l’accuratezza storica dei racconti e la resa delle atmosfere. Non potrete dimenticarvi della sala del condannato nella quale dormirà Higgins nel secondo romanzo, e nemmeno della villa del professore egittologo del primo, così come dei corridoi silenziosi del British Museum di notte.
Christian Jacq è un buon giallista classico, saccheggiatore di tesori del passato.
Consigliato: sì
Adatto agli sherlockiani: si
Da leggere più volte: no
J.B Livingstone (Christian Jacq)
Delitto al British Museum – L’assassino della Torre di Londra
Club degli Editori – Edizione 1987 (fuori catalogo)
– I romanzi si trovano facilmente usati ma alcuni anche in ristampa per la casa editrice TeaLibri –