Uno dei detective più antipatici e insieme irresistibili della storia del giallo, lavora ad un caso in apparenza molto semplice. La penna ironica e leggera di Jacques Futrelle regala un piccolo gioiello.
di Federica Giordani
Nelle prime ore del 15 aprile 1912, la nave inaffondabile, il Titanic, naufraga dopo aver colpito un iceberg. Moriranno nelle fredde acque dell’Atlantico circa 1500 persone: fra di essere c’era anche lo scrittore e giornalista americano Jacques Futrelle, alloggiato in prima classe per il viaggio inaugurale insieme alla moglie che sarà fra i superstiti.
Lo scrittore morì a 37 anni, il suo corpo non venne mai ritrovato. Le cronache raccontano che mentre si assicurava che la sua compagna salisse sulla scialuppa, rimase a salutarla, fumando una sigaretta sul ponte insieme all’imprenditore John Jacob Astor IV anche lui fra le vittime.
Futrelle iniziò la sua carriera come giornalista sportivo, per poi dedicarsi alla scrittura di romanzi gialli: la sua prima avventura in questo campo sarà la pubblicazione a puntate sul Boston American nel 1905 di uno dei suoi racconti lunghi più famosi “Il problema della cella n.13“. Qui appare per la prima volta il professor Augustus S. F. X. Van Dusen, immagine perfetta del detective che lavora con logica scientifica, senza fronzoli e che è in grado, come nel racconto della cella, di risolvere qualsiasi problema. Non esiste nulla di “impossibile – dice Van Dusen – questa parola mi irrita oltremodo”.
Affiancato dal giornalista allampanato, onesto e professionale Hutchinson Hatch, Van Dusen, definito “La macchina pensante”, in questo romanzo riesce a dipanare in modo perfetto una vicenda all’apparenza molto semplice con l’uso della logica pura e delle informazioni fornitegli da Hatch.
Siamo ad una festa in maschera nella ricca tenuta del signor Meredith: un uomo travestito da ladro e una giovane che ha preso le sembianze di una bella fanciulla del West, si scambiano alcune parole e si allontanano in macchina a tutta velocità dalla villa: dietro di loro la polizia cerca di fermarli sparando due colpi contro la macchina. Dalla residenza sono scomparsi, infatti, alcuni piatti d’oro del valore di molte migliaia di dollari.
Ad essere accusato del furto è il giovane Richard Herbert, innamorato della ragazza, che presenta una ferita da arma da fuoco alla spalla.
Pur nella assoluta apparente chiarezza degli indizi ai quali lavora l’ispettore Mallory, “supremo genio dell’indagine presso la polizia del distretto”, sarà solo grazie all’intervento di Van Dusen che la vicenda verrà davvero chiarita.
– Immagino che, quando i piatti gli sono stati restituiti, il signor Randolph li abbia di nuovo fatti mettere nella saletta da pranzo
– Sì
– E’ uno scemo
– Sì
– Vi prego, continuate.
Van dusen parla con Hatc
Il romanzo, datato 1906, è leggero, ironico e godibile anche se non all’altezza di “Il problema della cella n.13”, ma senza dubbio rappresenta un esempio delizioso di indagine del giallo classico, con tutti gli ingredienti del caso, compresa una semplice storia d’amore. Un libro perfetto per allontanare i pensieri, mentre ci godiamo il relax di una serata per noi.
I valori supremi dei testi di Futrelle sono due: l’ironia leggera e moderna con la quale sdrammatizza le vicende e descrive i personaggi e l’averci regalato il prof. Van Dusen, insopportabile burbero bruttino ma dalla testa perfetta, al quale non è possibile non volere un po’ di bene. Il punto negativo è solo uno: la morte prematura di Futrelle con la conseguente negazione a noi lettori di altre incredibili storie.
Gli altri romanzi di questo autore, tradotti in italiano, sono:
Il problema della cella n.13
La casa fantasma (scritto con la moglie)
Il signore dei diamanti
Il mistero della giarrettiera
Consigliato: sì
Adatto agli sherlockiani: si
Da leggere più volte: no
Jacques Futrelle
La macchina pensante
euro 7.60
Newton Compton
Versione eBook
euro 0.49