Margaret Armstrong fu una delle più famose e quotate illustratrici di copertine di libri della prima metà del Novecento ma in lei la creatività si tramutò anche in talento nell’inventare ottime trame gialle, come in questo piccolo e interessante romanzo.
Margaret Armstrong, oggi avrebbe un successo strepitoso come designer di copertine di libri. Il suo stile elegante e ispirato alla natura, che viaggiava sulle ali dell’Art Nouveau, ora è di gran moda. Il suo lavoro principale, infatti, era quello: l’illustratrice. Divenne scrittrice solo molto più tardi.
Una famiglia d’arte
Armstrong nasce a New York nel 1867 da una famiglia agiata e che le regala l’amore per l’arte. Il padre, un diplomatico, era anche un artista del vetro: le sue vetrate artistiche, come quelle della sorella di Margaret, Helen, furono veri capolavori del tempo. È facile capire, quindi, come mai il primo romanzo giallo della Armstrong, pubblicato nel 1939, “Il mistero della vetreria” (tradotto e pubblicato da Edizioni le Assassine per la collana “Vintage”), ha come fulcro della storia proprio un artista delle vetrate e il suo misterioso laboratorio. Si scrive sempre, dicono, partendo da ciò che si conosce meglio, e quindi Armstrong scelse l’ambientazione che più l’aveva affascinata ma anche quella che si prestava perfettamente ad una storia mystery. L’autrice pubblicherà altri due romanzi – mai tradotti in Italia: “The man with no face” (1940) e “The blu santo murder mystery” (1941) .
Margaret Armstrong fu una donna piena di passioni e anche di tenacia: fra il 1904 e il 1914 viaggiò a lungo attraverso gli Stati Uniti per dare seguito alla suo amore per le piante e i fuori selvatici, riuscendo anche a scoprirne e catalogarne alcuni completamente sconosciti ma, soprattutto, fu la prima donna a discendere nel Gran Canyon.
Trama del romanzo
Il primo giallo della Armstrong è un libro classico ma non per questo banale: tutt’altro. Siamo nella campagna americana e la protagonista e narratrice del libro, la signorina Trumbull, donna di mezz’età single, decide di lasciare la sua amata (e confortevole) New York per recarsi in visita ad una sua vecchia amica, Charlotte Blair. Trumbull è decisa, coraggiosa, un po’ viziata dal benessere di una vita che certamente un po’ l’annoia perché non le permette, lei donna, di esprimere a pieno il suo spirito acuto e indagatore. Quando arriva dall’amica, un po’ tetra e poco dedita alle chiacchiera, Trambull conoscerà Frederick Ullathorne, un omone fascinoso dal carattere insopportabile (a me ha ricordato Challenger di Doyle) che è anche un artista del vetro. L’uomo, con il figlio, sta lavorando ad una delle sue opere più importanti: una vetrata a tema religioso.
Margaret…ehm, la signorina Trumbull, sarà catapultata presto in una vicenda macabra: la fornace della vetreria restituirà, infatti, gli scarsi resti di un corpo. Ma di chi è, e perché è stato ucciso? Immaginate già che Trumbull non si tirerà indietro e farà delle indagini personali e parallele a quelle dell’ispettore Skinner, abile uomo di legge ma decisamente poco avvezzo ad averla attorno (vi ricorda qualcuno?).
Sì, ma com’è questo libro?
La Armstrong, pur avendo pubblicato poco, è stata apprezzata. Nel suo saggio dedicato alla storia della letteratura gialla “Murder for Pleasure: The Life and Times of the Detective Story” del 1941, il giornalista e scrittore Howard Haycraft, la segnalò come una delle migliori voci della narrativa gialla del genere “Had I But Know” ovvero “Se lo avessi saputo”, di cui la massima esponente fu Mary Roberts Rinehart (ne ho parlato qui grazie al suo romanzo “L’uomo nella cuccetta n.10, bellissimo).
La signorina Trumbull è chiaramente una costola di Miss Marple che Agatha Christie presentò al pubblico nel 1930 con “La morte nel villaggio”. In un’intervista, la fondatrice di “Edizioni le Assassine” nonché traduttrice del romanzo della Armstrong, Tiziana Prina, cita anche la possibilità che la Christie potesse aver letto e apprezzato il lavoro della collega americana.
Il giallo è godibile, classico e con ottimi colpi di scena, con un interessante equilibrio fra il ritmo avvincente e le atmosfere classiche e confortevoli che ci fanno amare le novelle mystery della Golden Age. Il personaggio della Trumbull è buono anche se non è il massimo della tridimensionalità: sappiamo molto poco di lei ed è più funzionale alla storia che non nata con l’obiettivo di farci affezionare (ma va detto che un po’ le si vuole bene con le sue testardaggini e anche le sue insicurezze mascherate).
Il coro dei personaggi che accompagnano la protagonista e anche il/la colpevole (no, chiaramente non vi dico chi è) è davvero soddisfacente e non lascia affatto la sensazione di aver letto “l’ennesimo giallo”, bensì di aver incontrato una storia da tenere in bella vista nella nostra libreria e da consigliare a chi ha voglia di una storia ben congegnata.
Consigliato: sì
Adatto agli sherlockiani: abbastanza
Da leggere più volte: forse no