Il suo autore preferito è Raymond Chandler; ha amato Holmes fin dal liceo quando “spacciava” fumetti autoprodotti sul suo eroe ai compagni di classe: per la prima volta Estleman rilascia un’intervista in Italia sul suo amore incondizionato verso Sherlock Holmes: “Arthur Conan Doyle – spiega – mi incanta e mi rende invidioso”
Che definizione darebbe del personaggio di Sherlock Holmes?
Direi… lunatico, arrogante, impaziente, impavido e profondamente fedele al suo unico amico, Watson.
Qual è il motivo per cui un detective dell’era vittoriana diventò uno dei personaggi più celebri del mondo?
Non dimentichiamo che a quel tempo gli inglesi erano lettori voraci. Nel mondo dello spettacolo, inoltre, non vi era quasi nessuna concorrenza a libri e periodici. La gente affollava le librerie in trepidante attesa dell’ultimo contributo della penna di uno scrittore. La finzione poliziesca – e per di più, i detective della vita reale – erano qualcosa di nuovo e offrivano personaggi forti, dialoghi scintillanti, trame impegnative, storie d’amore e di avventura. Alcuni scrittori hanno regalato al pubblico con le loro opere solo alcune di questi aspetti mentre Sir Arthur Conan Doyle le ha messe in campo tutte, e lo ha fatto in modo così convincente che molti hanno accettato – e accettano ancora oggi – che Holmes e Watson fossero tra loro come persone in carne e ossa.
Che cosa la affascina delle storie di Arthur Conan Doyle?
Senza dubbio la capacità di questo autore di far immergere il lettore in un altro mondo spesso dalle primissime righe di racconti e romanzi. Come lettore, sono incantato. Come scrittore, sono invidioso.
Sherlock Holmes, a suo avviso, può essere definito come un eroe?
Certamente. Nonostante le prime interpretazioni pesanti da parte di alcuni attori, Holmes era un uomo d’azione e d’intelligenza; giovane, atletico e coraggioso a tal punto che a volte le sue avventure lo catapultano in situazioni davvero pericolose. Inoltre il senso della giustizia di Holmes lo porta spesso a mettere la compassione avanti alla legge. E’ una sorta di guardiano della giustizia, come Batman, un eroe che fa appello al rivoluzionario che c’è in tutti noi.
Qual è la storia del Canone holmesiano che ama di più?
E’ un testa a testa fra L’uomo dal labbro storto per la sua soluzione del mistero ingegnosa ed ironica e La banda maculata per il suo tocco di drammatico, di tragico e anche per la punizione del colpevole assolutamente deliziosa.
Qual è, invece, il suo personaggio preferito del canone?
Senza dubbio il professor Moriarty: che cosa c’è di meglio di un super cattivo per un amante della suspence come me?
Come ha iniziato a scrivere apocrifi dedicati A sherlock holmes?
Accadde alle scuole medie. Fu in quel periodo che creai i miei primi fumetti, scrivendo, disegnando e pinzando insieme le pagine per poi venderle ai compagni di classe. Quando uscì A Study in Terror, un bel film che contrapponeva Holmes a Jack the Ripper, trovai strano che qualcuno avesse messo a confronto un personaggio fittizio e uno storico nella stessa storia e mi chiedevo, invece, quale personaggio fittizio ma contemporaneo sarebbe stato un buon nemico per Holmes. Mi sono imbattuto nel re vampiro di Bram Stoker e ho creato un fumetto chiamato Sherlock Holmes Meets Dracula. Molti anni dopo, quando la mia carriera di scrittore era agli albori, il successo di The Seven Percent Solution di Nicholas Meyer mi ha ricordato quel vecchio progetto. Il risultato fu Sherlock Holmes Vs. Dracula, o The Adventure of the Sanguinary Count, che è stato raramente fuori catalogo da quando è stato pubblicato per la prima volta da Doubleday nel 1978. Fare ricerca fra le storie di Conan Doyle per quel primo progetto adolescenziale fu ciò che mi rese un fan per tutta la vita.
che metodo usa per scrivere storie dedicate a Sherlock holmes?
All’inizio ho dovuto immergermi nel mondo di Conan Doyle per assimilare pienamente il suo stile, molto diverso dal mio. Cominciavo ogni giorno leggendo uno dei cinquantasei racconti di Holmes o parte di uno dei quattro romanzi, per poi buttarmi nella scrittura mentre l’influenza era ancora fresca. Più recentemente, però, ho scoperto che posso “accendere e spegnere” a mio piacimento questo stile di scrittura, un risultato ottenuto solamente con la pratica. Inoltre, ho dovuto resistere alla tentazione di riciclare le espressioni preferite di Holmes, o di rimettere su carta una scena celebre, come il suo incontro umoristico con l’uomo che possedeva Toby, il cane segugio che prende in prestito in The Sign of Four. È più stimolante, e più divertente, quando si riesce a creare nuove scene e frasi che si adattano a Holmes senza calpestare il vecchio terreno.
Ci sono mai stati fan delle opere di Doyle che l’hanno “sgridata” per qualche racconto o relativamente ad una scelta stilistica?
Devo ammettere che non ho mai saputo di nessuno che abbia criticato o disapprovato il mio lavoro dedicato ad Holmes. Le dirò di più: quando la defunta Dame Jean Doyle Bromet, figlia di Sir Arthur, dichiarò una moratoria su i pastiches holmesiani (temendo che le imitazioni avrebbero rovinato la memoria del padre), mi esonerò dal divieto. La signora Doyle approvò sempre il mio lavoro grazie al trattamento rispettoso dell’opera originale dell’autore. Tutti i miei pastiches sono stati, infatti, approvati dagli esecutori testamentari del patrimonio letterario di Arthur Conan Doyle, e i proventi sono stati condivisi con loro.
C’è un romanzo o un raccomnto apocrifo di un altro autore che ama in particolare?
Ammiro molto Nicholas Meyer perché in Soluzione sette per cento ha dipinto un ottimo ritratto pensieroso di un Watson novantenne che ricorda il rapporto fra Holmes e Sigmund Freud; inoltre, è certamente un’avventura coinvolgente e un omaggio ben fatto allo stile di Conan Doyle, reso ancora migliore dalla malinconica e duramente conquistata saggezza di un uomo che si avvicina alla fine della sua vita ricordando un incidente del passato lontano. Oggi, non vedo l’ora di leggere le storie di Laurie R. King su Holmes in pensione, raccontate dalla sua nuova e giovane moglie, e le avventure di Carole Nelson Douglas con Irene Adler, l’unica donna (in realtà l’unica persona) a superare Holmes.
Come sono nati i suoi romanzi e i suoi racconti?
Incoraggiato dal successo di Sherlock Holmes vs. Dracula, ho deciso di lanciare sul ring con Holmes un altro personaggio a lui contemporaneo. L’incontro fra Jekyll e Mr. Holmes era un tiro da tre punti , e si è dimostrato quasi altrettanto popolare quanto il primo libro. Ricordo che l’editore di allora, la defunta Cathleen Jordan, spesso ricordava le sue difficoltà con il furioso rappresentante degli eredi di Doyle e mi disse, dopo aver saputo che avrei ancora messo in pista Holmes per il mio nuovo libro, che dovette farsi più giri attorno all’isolato per calmarsi ; più tardi, il mio agente, Ray Puechner, disse: “Se il prossimo libro è una storia del Professor Challenger, ti ucciderò”. Anni dopo, Martin H. Greenberg mi invitò a contribuire alle storie di Holmes in diverse antologie; non ho mai rifiutato, perché era divertente e le royalties quasi istantanee. Quando ebbi abbastanza titoli per creare una mia collezione e nel frattempo, due serie TV e un film su grande schermo basati sui personaggi di Doyle ottennero un grande successo di pubblico, detti alle stampe The Perils of Sherlock Holmes (I pericoli di Sherlock Holmes, edito in italiano sempre da Gargoyles Book, ndr): fu un successo immediato.
Qual è la scena che ama di più dei suoi romanzi?
Lo scambio di battute in Holmes vs. Dracula, quando Watson dice: “Holmes, lei ha tracciato una rotta pericolosa”, e Holmes risponde: “Un’ora in mare e già si esprime come un marinaio di lungo corso”. Mi ha colpito il fatto di aver imparato lo stile Doyle/Watson al punto che è diventato naturale creare uno scambio così credibile fra i due.
E’ al lavoro su altre opere dedicate a Holmes?
Diciamo che sarei sinceramente più sorpreso se non lo facessi che del contrario.
Quale racconto holmesiamo andrebbe letto per primo, a suo avviso?
Direi Il mastino dei Baskerville: non ha niente da invidiare a qualsiasi altro romanzo di suspance contemporaneo.
Le piacciono le recenti interpretazioni televisive di Holmes come “Sherlock” o “Elementary”?
Anche se sono un purista che preferisce vedere Holmes nel suo periodo storico, non ho dimenticato che fino a quando Basil Rathbone ha recitato in The Hound of the Baskervilles, Hollywood lo aveva sempre presentato come personaggio contemporaneo – e di fatto alla fine ha trasportato l’Holmes di Rathbone dall’epoca vittoriana alla seconda guerra mondiale. Devo dire che mi piacciono enormemente entrambe le serie televisive, in particolare il modo in cui gli scrittori intrecciano abilmente personaggi ed eventi delle storie originali in un’ambientazione del ventunesimo secolo.
Qual è Il suo attore preferito nei panni di sherlock holmes?
Jeremy Brett. Non ebbe paura di portare le caratteristiche meno accattivanti di Holmes nel ruolo, rendendolo molto più affascinante del solo “bravo ragazzo” e permettendo a Watson (interpretato da David Burke e Edward Hardwicke) di entrare nel proprio ruolo anche come fattore di “ingentilimento”, contribuendo così a mostrare l’aspetto ricco di compassione che manca a Holmes.